Sfida testa-coda al San Nicola, dove un Bari che continua a coltivare il sogno promozione, ospita un Benevento impelagato più che mai nella lotta per non retrocedere. Match segnato da un’annosa inimicizia, tornata a galla negli ultimi anni, quando i due club sono tornati a incrociare le proprie strade.

L’impianto barese registra 21.082 spettatori, di cui 494 provenienti dal capoluogo sannita. Pre partita caratterizzato dal giro di campo dell’ex biancorosso David Platt, l’inglese che con la maglia dei galletti realizzò undici reti in ventinove presenze durante la stagione 1991-1992, prima di passare alla Juventus e, successivamente, alla Sampdoria. Grande ovazione per lui, con il pubblico di casa che spera di rinverdire i fasti di quella Serie A che manca ormai da ben dodici anni.

Come da tradizione sulle note dell’inno la Nord si trasforma in un tappeto di sciarpe, restituendo la solita immagine compatta e colorata e ricordando – a chi ultimamente tanto demonizza questo strumento – quanto fare colore nel proprio settore sia sostanzialmente facile. Colore che viene ancor più accentuato dalla bella fumogenata che, qualche minuto dopo, prende forma, ammantando buona parte dello stadio e gettando nelle narici dei presenti quell’odore acre dal sapore primordiale. Sciarpe più pirotecnica: successo assicurato.

I supporter campani fanno il proprio ingresso a partita da poco iniziata, sistemandosi nella parte superiore del settore e lasciando sventolare i bandieroni in basso. I beneventani si mettono in mostra con tante manate e cori tenuti a lungo, ben ritmati dal tamburo, proseguendo nella bella prestazione canora anche quando il Bari si porta sul 2-0, mettendo al sicuro il risultato. L’unione fra tutte le componenti del tifo giallorosso ha portato giovamento alla causa e la stagione non esaltante ha sicuramente scremato le presenze, almeno in trasferta. Così ciò che si evince è un settore perlopiù rappresentato dal tifo organizzato, che a dispetto di una squadra in grossa difficoltà, si fa sentire a più riprese nel dispersivo San Nicola e ben figura al cospetto di un’avversario sempre rumoroso e difficile da insidiare.

Su fronte casalingo, la Nord – che quest’oggi ospita i gemellati salernitani – sfodera un’ottima prestazione. Oltre alle già citate note di colore dovute a sciarpata e fumogenata, i baresi ci mettono tanta voce, con un sostegno costante e a tratti possente. Dal “petalo” centrale i Seguaci coordinano la curva, trovando un pronto e inappuntabile aiuto da parte dei gruppi posizionati lateralmente. Quando nella ripresa, prima Antenucci su rigore e poi Folorunsho al termine di una bella azione, la squadra di Mignani regola all’inglese la Strega, di notevole impatto sono le esultanze e i seguenti cori che rimbombano nella cattedrale del San Nicola. Uno stadio che continua a esser poco amato dai tifosi pugliesi e che rappresenta, probabilmente, una delle più grandi opere architettoniche realizzate non tenendo conto del contesto in cui sarebbero state utilizzate. Ergo: una struttura bella a vedersi, ma sicuramente non adatta al calcio e, ancor più, alla propagazione del tifo.

Al triplice fischio ci sono applausi per i galletti, che continuano a insidiare le prime posizioni. Preoccupazioni e mugugni tra le fila sannite, dove lo spettro della Serie C sembra far paura, malgrado ci sia ancora una discreta porzione di campionato da disputare. Dal punto di vista dell’ordine pubblico nulla da segnalare, mentre sulle gradinate le due tifoserie si limitano a sporadici sfottò.

Massimo D’innocenzi