Bologna, ore 6 e 25: l’aereo decolla per Cagliari, un’ora e qualcosa di volo, preso praticamente in after. All’arrivo, lo scenario è da favola: il freddo pungente della pianura padana non c’è più, al suo posto il clima mediterraneo dell’Isola. La Sardegna. Terra sempre snobbata dal sottoscritto, e non si sa nemmeno il perché. Il calendario di serie A però aiuta: Cagliari-Bologna è l’occasione perfetta, per rompere il ghiaccio e conoscere i Quattro Mori. Prima del calcio però, c’è la vita vera: e cioè Cagliari, in tutta la sua bellezza. Un amico dice: è una Genova che non c’ha creduto abbastanza. Un altro: è la perla del Mediterraneo. Di certo c’è una cosa, e cioè che è tutta in salita. Per un padano come chi scrive, un delirio. Comunque: bello il Bastione, da cui si vede tutto il Golfo. E poi il cibo: nomi impronunciabili, ma dal sapore garantito. E Ichnusa. Tanta Ichnusa.

Dal centro verso lo stadio è mezz’ora a piedi, e decido che sì, ne vale la pena: si costeggia il mare, fino ad intravedere da lontano il vecchio Sant’Elia. Che spreco, lasciarlo morire così. In zona c’è anche il vecchio Amsicora, dove Gigi Riva vinse lo storico scudetto. Tempi andati. Ma arrivando a noi, e cioè al presente: sulla Unipol Domus. Da fuori sinceramente non entusiasma, dentro è molto meglio: tutto sul campo, all’inglese. Ma ci vorrebbe la copertura, per renderlo ancora più moderno. 16mila posti, tutti esauriti. E un clima caldo, caldissimo: i cori dalla curva dei sardi partono forti, coinvolgendo talvolta il resto dello stadio. C’è un bandierone, dedicato a Daniele Conti, che sventola all’aria. Quando Petagna segna, tremano le fondamenta. Chissà com’era il clima durante i playoff dello scorso anno. O durante la rimonta col Frosinone. Di certo c’è una cosa: i sardi ci tengono al loro Cagliari. Un bel po’. E quando urlano “se cantiamo vinciamo”, fanno da profeti in patria.

Capitolo bolognesi: sono in 200 circa, neanche malaccio considerando gli evidenti problemi per una trasferta del genere. E poi il biglietto: 40 euro, più che all’Olimpico e San Siro. Un furto. Ma c’è chi se n’è fregato, facendo la pazzia. Nel settore ospiti sventola una curiosa bandiera del Vaticano, di cui non comprendo il motivo. Forse semplice goliardia, o c’è qualche guardia svizzera infiltrata? Sul campo comunque viene fuori una bella partita, che al triplice fischio premia il Cagliari di Ranieri: una bella boccata d’ossigeno, in chiave salvezza. Tutto lo stadio, alla fine, esulta come avesse vinto un titolo. Il Bologna invece conferma il momento difficile: a fine partita sono comunque applausi, perché la classifica rimane bella. Ma per coltivare il sogno Europa, occorrerà rimettersi in carreggiata.

Stefano Brunetti