Come da tradizionale consolidata da anni, la Regionalliga, il terzo livello del calcio austriaco, è la prima a ripartire. Dopo tanti mesi di incertezza, sia a livello sociale che sportivo, finalmente gli organi ufficiali hanno preso la decisione d’iniziare regolarmente il campionato, pur con un numero di spettatori limitato e con tante misure anti-Covid (obbligatorio l’uso di una protezione bocca-naso durante tutta la partita, obbligo di posti numerati, ecc.).

Tutto incerto dicevo, pur tuttavia per me è l’unica possibilità nel raggio di centinaia di chilometri per rientrare in uno stadio, considerando che in Germania gli stadi resteranno vuoti almeno fino ad Ottobre e le partite a porte chiuse personalmente non contano niente. Men che meno alla TV. È quindi un piacere per me, anche se effimero, risalire in macchina per la prima volta dopo più di 5 mesi per dirigermi verso Salisburgo, soprattutto perché in città si sta per giocare il vecchio derby…

Arrivo in largo anticipo e visto che i tifosi Viola non hanno programmato alcun corteo, guido fin a Lehen, il quartiere dov’era situato l’omonimo vecchio stadio “Lehen”, casa dell’Austria Salisburgo per tanti decenni. L’impianto fu demolito nel 2006, però in segno di rispetto per questo luogo storico anche per la città, la ricostruzione è avvenuta conservando tanti riferimenti alla struttura originale. Due nuovi edifici (che ospitano una biblioteca, un centro culturale, abitazioni e una casa per anziani) sorgono esattamente nello stesso posto in cui c’erano le due tribune, e ricordano molto da vicino uno stadio, dal punto di vista strutturale. Dove un tempo c’erano i due settori scoperti, ci sono ora invece delle scalinate che per misura e localizzazione hanno molto della curva originaria. Il campo di gioco è rimasto quasi integralmente dov’era, così come uno dei pali d’illuminazione. Uno stadio di lunga tradizione che scompare è sempre una perdita dal punto di vista non solo emotivo ma anche storica, ma almeno a Salisburgo, al suo posto hanno creato un luogo dove i tifosi possono salvare e riattivare le proprie memorie…

Mezz’ora più tardi arrivo allo stadio della squadra più vecchia della città, il Salzburg AK 1914 o più brevemente SAK. Mancano ancora quasi due ore alla partita e non si vede alcun indizio che farebbe pensare all’imminente inizio di un derby. Ne approfitto per fare un giro intorno allo stadio, situato quasi ai piedi della roccia su cui sorge la fortezza “Festung Hohensalzburg”, fiero simbolo della città e anche elemento centrale dello stemma dell’Austria Salzburg, la squadra più famosa della città di Mozart.

Un’ora prima della partita arrivano i tifosi, quasi tutti individualmente e si sistemano in gradinata scoperta. I biglietti sono limitati per ovvie ragioni sanitarie, tuttavia riescono a creare un nucleo di tifo importante, sempre indossando la richiesta protezione bocca-naso e rispettando quasi sempre la distanza di sicurezza. Entrando allo stadio, anche io devo registrarmi in una lista e ho l’obbligo di usare del disinfettante. In tribuna tanti sedili sono chiusi per rispettare la distanza di sicurezza. Per il resto tutto bene e “quasi normale”: persino il bar è aperto come sempre.

Ad inizio partita, una fumogenata in bianco e violetto colora il cielo grigio. Le bandiere in alto, con tanti battimani e cori forti incoraggiano la squadra, già capolista dopo tre giornate di campionato. La partita in campo si dimostra subito un vero derby, con velocità e forza sul campo, e con tanti duelli appassionanti, tanto che l’arbitro deve registrare sul suo taccuino ben 11 cartellini gialli e uno rosso.

Il primo gol del SAK a due minuti dalla fine del primo tempo, viene impattato un minuto più tardi, e con l’iniezione di fiducia derivante e una forte mentalità, l’Austria spinge fino al vittorioso 1-2 sul campo degli cugini gialloblu.

Sempre in festa i tifosi viola con le bandiere in eterno movimento, anche sotto una pioggia intensa durata quasi un’ora. Durante la partita accendono qualche fumogeno e diverse torce dopo il primo gol. Dopo la partita, la squadra va a ringraziarli sotto la “curva” per festeggiare insieme con loro questa bella vittoria.

I tifosi di casa, una ventina dietro gli striscioni “Yalmas Brigade” e “Rude Boys”, accendono una singola torcia e assistono alla partita quasi sempre in silenzio, per alzare la voce con qualche coro solo verso la fine della partita. Niente da segnalare in quanto ad ordine pubblico, sebbene non abbia visto nemmeno un singolo poliziotto in uniforme.

Anche se al momento è impossibile ipotizzare come si svilupperanno i prossimi mesi per le tifoserie organizzate, oggi esco comunque dallo stadio con un sorriso per aver riassaporato nuovamente la passione e la forza del vero calcio, quello con le tifoserie al loro posto, anche se le tante misure di protezione anti-Covid sicuramente ne diminuiscono l’impatto.

Jürgen De Meester