Aspettavo da tempo l’occasione per rivedere la tifoseria del Piacenza e, dato un girone “D” di Serie D piuttosto modesto dal punto di vista curvaiolo, ho optato per quello che ritengo il piatto forte stagionale: parlo, ovviamente, del big match tra Piacenza e Rimini. Emilia contro Romagna, due logiche favorite al salto in Lega Pro, due tifoserie storiche, un match che vale il primato. In più, niente limitazioni di sorta e, grazie alla dimensione dilettantistica del match, niente tessera del tifoso.

I piacentini li ho visti due volte in trasferta la scorsa stagione mentre, in precedenza, li vidi nel Giugno 1997 contro il Perugia proprio al “Garilli”, ultima giornata di quel campionato, in una partita decisiva per la salvezza di entrambe le formazioni. I Riminesi li ho visti per due volte in altrettante occasioni di “gala”, ovvero i play-off della vecchia Serie C contro il Gubbio e, soprattutto, contro il Cesena, pochi anni fa. C’era ancora la Falange d’Assalto. Un’altra storia dell’epoca pre-tessera, un’altra dimensione.

La gita a Piacenza viene organizzata, almeno ufficialmente, come una scampagnata con la mia ragazza. Pazienza che poi le nostre strade si divideranno per qualche ora causa partita, almeno c’è l’occasione di girare la città, approfittare dell’ “Estate di San Martino” (una manifestazione tradizionale del territorio) e godere appieno di una giornata tutto sommato calda per essere Novembre.

Preludio alla mia partita è stato un momento per il caffè al bar, in pieno centro storico: a sfidarsi verbalmente c’erano un’abbondante signora sopra i 50 anni, col suo cane “Inter” (sì, si chiama proprio così) e sua madre, over ’70, Juventina. Il battibecco tra madre e figlia ha coinvolto tutti gli avventori compreso il sottoscritto, che ha cercato di defilarsi il più in fretta possibile. L’unico a dimostrare un po’ di buon senso è stato il barista: “Pensiamo alle cose serie, oggi c’è Piacenza-Rimini”. Giustissimo. La squadra locale, prima di tutto. E magari dei nomi diversi da dare ai propri cani.

Arrivo al “Garilli” con un’ora e mezzo di anticipo e già trovo, di fronte al proprio settore, un buon gruppo di ultras piacentini che giocano a pallone e, di fatto, presidiano il territorio. La giornata partitellara inizia con buoni auspici. Nonostante l’orario precoce, anche il flusso di volanti delle forze dell’ordine è fitto e costante. I primi cori dei piacentini all’esterno dello stadio cominciano presto, e il pullman dei giocatori ospiti viene accolto con fare non troppo amichevole.

Faccio passare i minuti e ritiro il mio accredito. Con velocità maestra sono già dentro al campo: non avere a che fare con tornelli, codici a barre e controlli dei documenti ha solamente vantaggi. I primi ultras piacentini sono già entrati a mettere le loro pezze, mentre per il grosso degli ospiti bisogna aspettare. In realtà neanche troppo, visto che il contingente dei Red & White Supporters arriva piuttosto presto. Il loro ingresso inaugurerà un botta e risposta tra tifosi di casa ed ospiti che si concluderà solamente dopo la partita. Non c’è assolutamente simpatia tra le parti, e ne sono testimoni cori e gesti che vengono fraternamente scambiati.

Gustandomi dei momenti sempre più rari, con l’incedere del calcio d’inizio, faccio un paio di conti: gli ultras riminesi sono un centinaio, più un’altra ventina di tifosi normali. Morale della favola, come al solito, è che senza gli ultras il settore ospiti sarebbe stato deserto. Già così appare piuttosto vuoto, figuriamoci senza quei tifosi che lo Stato vorrebbe eliminare. Stesso discorso dall’altra parte: la tribuna grande del “Garilli” è tutt’altro che piena, e il nucleo centrale è prevalentemente composto da ultras. Nella tribuna coperta più piccola dalla parte opposta, invece, sì e no duecento spettatori. Anche oggi gli ultras, su entrambe le sponde, hanno salvato baracca e burattini.

L’ingresso in campo delle squadre avviene con un buon tocco di colore da entrambe le sponde, ma nessuna coreografia particolare: il refrain è affidato alle corde vocali mentre, nel settore ospiti, anche un paio di torce si fanno cautamente strada.

Che il “Garilli” non sia il massimo dal punto di vista dell’acustica non è un mistero. Ancora mi ricordo il “Da questo palazzo non si vede un cazzo” portato dagli stessi piacentini quando, anni fa, erano nella loro Curva Nord impegnati in ben altri palcoscenici. Ciò nonostante, quello a cui assisto è veramente un bell’incontro, in campo e sugli spalti. Il tifo decolla sia su sponda emiliana che romagnola, benché siano proprio gli ospiti a passare fulmineamente in vantaggio, grazie al gol di Pera sull’assist del redivivo Ricchiuti. Esplode il settore romagnolo, e l’esultanza è di quelle sentite. Un’altra torcia viene accesa, l’entusiasmo si impenna in maniera algoritmica. Ciò nonostante, anche gli Emiliani non sbandano e continuano nell’incitamento. Spesso i reciproci cori ostili non vengono sentiti dall’altro a causa della costante concomitanza del tifo da ambo i lati.

Sui ragazzi dei Red & White Supporters una parentesi mi sento di aprirla: sono sempre scettico quando un nuovo gruppo, di giovani leve (o almeno prevalentemente) si affaccia al posto di una sigla storica come lo era la Falange: il più delle volte il risultato è un confronto impietoso col passato e, francamente, molte foto del nuovo corso riminese le paragonavo troppo celermente con quelle della vecchia gestione. In questo caso devo essere onesto ed ammettere che questi giovani ragazzi mi sono piaciuti tantissimo: compatti, bei battimani, colorati, non hanno smesso praticamente mai di cantare, variando di repertorio e tenendo un tono sempre molto alto. L’unico fattore a fregarli è quello numerico, ma è difficile fare di meglio in un periodo storico dove il top della domenica per un giovane è andare al centro commerciale con la ragazza o starsene davanti a Sky a vedersi le partite.

Nel secondo tempo continua la sfida a colpi di cori tra le due tifoserie e il Piacenza, correndo dei rischi grandissimi e potenzialmente fatali, cerca con tutti i mezzi di riaprire la partita. Anche i tifosi locali ci credono e spingono a più non posso verso il sospirato pareggio. La partita rimane ad alto voltaggio dall’una e dall’altra parte, senza mai scordarsi, di tanto in tanto, uno scambio di cortesie verbali. Il colpo di scena arriva all’ultimo secondo, in pieno recupero: l’arbitro decreta un rigore per il Piacenza, le tribune del “Garilli” esplodono, nel settore ospiti c’è parecchia ansia. Marrazzo va dal dischetto e sbaglia, facendo esplodere il settore ospiti come un gol, più di un gol. Delusione cocente nella tribuna degli ultras, dove ci si è sempre creduto. L’arbitro fischia la fine ed il Rimini riaggancia le zone di vetta, mentre il Piacenza perde il primato.

A fine gara gli applausi sono per tutti, vincitori e sconfitti. Dopo aver assistito agli ultimi saluti reciproci, decido di andarmene. Ormai si è fatto buio ed è pur sempre il mese di Novembre.

Stefano Severi