Torno a Perugia dopo tanto tempo, forse anche troppo, e trovo infatti profondi cambiamenti ad attendermi, partendo dalla fermata del bus che da Piazzale Umbria Jazz, nel quartiere di Pian di Massiano, a due passi dallo stadio “Renato Curi”, è stata spostata in Piazza dei Partigiani, praticamente attaccata al vecchio impianto del “Santa Giuliana”, a tre chilometri dallo stadio, distanza colmata con il minimetro che da Cupa in una decina porta direttamente a Pian di Massiano.

L’altra novità è che i botteghini vicino al museo, dove si ritiravano gli accrediti, sono stati chiusi ed ora si prendono direttamente da uno steward vicino al parcheggio della tribuna, percorrendo la strada più lontana, cosa che non mi fa desistere dal fare un salto al museo, oltre che sotto la curva, dove già tanti ragazzi e ragazze si intrattengono e fanno aggregazione.

Parlando delle questioni di campo, il Brescia, dopo una buona partenza, è sceso sempre più in classifica, dove ormai si ritrova a solo un punto dai play out. Al contrario il Perugia, dopo un pessimo avvio in cui ha occupato l’ultima posizione per buona parte della stagione, è faticosamente risalito fino al terz’ultimo posto, per cui oggi, questa gara assume una valenza importante anche in termini meramente sportivi.

Una bella giornata soleggiata, nonostante sia ancora febbraio, invoglia ad andare allo stadio, lo si evince anche dai quasi seimila spettatori presenti, di cui oltre duecentocinquanta di fede biancoceleste, arrivati con tre pullman e varie auto private. Visto dall’interno, il vecchio “Renato Curi” emana tutto il suo fascino mentre in curva sono evidenti alcuni sostanziali cambiamenti. Non me ne vogliano gli ultras del Grifo ma la scelta di riportare gli striscioni dei gruppi, la trovo migliore rispetto a “OSTINATAMENTE A.C. PERUGIA” le cui buone intenzioni di ricompattare tutte le anime del tifo sotto un’unica sigla, risultavano forse troppo penalizzanti del bagaglio di storie e di identità delle singole realtà.

Sulle note dell’inno del Perugia le squadre entrano in campo ed entrambe i settori si colorano di due belle sciarpate, regalando un positivo colpo d’occhio a cui fa da contraltare la tribuna scoperta chiusa al pubblico dalla Commissione di Vigilanza, perciò gli abbonati di questo settore sono stati dirottati nella opposta tribuna coperta senza costi extra. Subito dopo la sciarpata, la Nord biancorossa espone uno striscione contro il presidente Santopadre, invitato ad andarsene, poi il tifo prosegue veramente bene, compattandosi nella parte sottostante che, a dire il vero, presenta però più di qualche vuoto ai lati, di cui certo non possiamo farne una colpa ai presenti.

In campo la partita cambia quando, dopo appena un quarto d’ora, viene espulso Karacic del Brescia per doppia ammonizione. Gli ultras perugini cercano di spingere ancora di più i propri giocatori in questo autentico spareggio salvezza. Sono tanti i battimani ad accompagnare i cori, continue anche le sbandierate con le bandiere dei quattro gruppi perfettamente allineate, oltre al grosso stendardo “Mercoledì di Coppa”. Non ci sono pause e la discreta intensità aumenta nettamente al gol al quarantesimo di Santoro, che buca la rete bresciana con un destro preciso ed angolato.

Nel secondo tempo la curva di casa, forte del vantaggio, spinge forte puntando su tanti battimani e con le bandiere sempre al vento. I giocatori in campo sembrano risentirne positivamente tant’è che in quattro minuti chiudono la partita con il gol siglato da Casasola su rigore al quarantottesimo e con Koua al cinquantaduesimo di testa. Il popolo perugino sprigiona tutta la propria gioia ma arriva persino il goal di Angella, a dieci minuti dal novantesimo, a fissare il risultato sul 4 a 0 finale. Arriva a suggello una seconda bella sciarpata, purtroppo limitata ai soli gruppi.

Parlando dei bresciani, visti già a Terni dove erano risultati positivi sia a livello numerico che corale, si presentano in duecentosessantasette, tanti quanti i biglietti venduti, belli compatti dietro lo striscione della CURVA NORD BRESCIA. Dopo la fitta sciarpata iniziale ed i vari stendardi alzati, sono autori di un bel tifo nel primo tempo, con discreti battimani ad accompagnare i cori e due bandieroni sventolati in basso.

Nel secondo tempo, poco dopo il gol del 3-0, cominciano i cori contro il presidente Cellino, invitato a cambiare aria, ma stoicamente cercano di continuare anche a tifare, nonostante il forte passivo. In un momento di euforia si lanciano persino in un’altra sciarpata quasi a voler simboleggiare la loro presenza e il loro orgoglio a dispetto di una squadra che tira i remi in barca e che di lì a poco subisce nuovamente un goal. Ovviamente qualche pausa c’è, dato il forte passivo e la delusione di una classifica che comincia a farsi preoccupante.

Al triplice fischio finale applausi di buon augurio della Curva Nord, che spera dunque la squadra abbia ormai ingranato e si sia lasciata alle spalle il peggio. Dal settore dei sostenitori ospiti invece, piovono decisi fischi contro la squadra ed ancora altri cori contro Cellino. Con le squadre ormai negli spogliatoi e con i tifosi che lasciano festanti lo stadio, c’è ancora tempo, come già avvenuto prima e durante la partita, per uno scambio di insulti reciproci che coinvolgono i rispettivi nemici storici di Terni e Bergamo, paragonati ed attribuiti alla controparte in senso di scherno. Si chiude così una gara che sancisce e conferma la crisi degli uni e la rinascita degli altri, anche se la conferma più grande, checché succeda sul rettangolo verde, è quella che riguarda queste due grandi tifoserie, queste due colonne della tradizione ultras nostrana.

Marco Gasparri