Cavese Calcio e Curva Sud Cavese: Coppia di grafiche dedicata alla Cavese e al suo tifo. Come più volte ripetuto in passato, a mio parere, il logo del club bleu foncé raffigurante l’aquilotto stilizzato è uno dei più belli del Calcio italiano.

Nel primo disegno ho voluto parzialmente reinterpretarlo, inserendovi, in luogo del più classico pallone retrò, uno spicchi Anni ’70 e ponendovi una striscia nella parte bassa recante il nome del club in un insolito font a effetto prospettico.

Nell’altro disegno, invece, d’impostazione più tradizionale, ho voluto rendere omaggio alla Curva Sud che, passano gli anni e le categorie (quasi sempre indegne di Cava e del suo pubblico), ma rimane un’isola felice del Calcio provinciale italiano, sempre piena ed entusiasmante.

Un mio personale sogno – a livello Ultras – sarebbe di poter rivedere un giorno gli aquilotti in Serie B come successe negli Anni ’80… sarei curioso di vedere quali picchi d’entusiasmo riuscirebbe a esprimere la piazza metelliana che vive, da sempre, di football e tifo.

Hellas Verona: Disegno dedicato all’Hellas e al suo tifo, immaginato come una sorta di bandierina. Il logo utilizzato è il vecchio stemma del Verona degli Anni ’80 (che fu capace d’aggiudicarsi un indimenticabile Scudetto) voluto dall’allora presidente Chiampan di cui abbiamo parlato più approfonditamente in una recente puntata di questa rubrica (One Step Beyond #57).

La tonalità dei colori, come pure le sottili righe verde-bianco-rosse, non sono casuali ma vogliono per l’appunto richiamare alla mente quel periodo, quando il Calcio era più spensierato e le persone, soprattutto i più giovani, più propensi a innamorarsi di quella sfera di cuoio che rotola sul manto verde accendendo la fantasia.

Curva Sud Roma: Grafica dedicata al tifo per l’AS Roma e al mito della Curva Sud declinata attraverso uno dei suoi simboli più cari e iconografici: la Lupa Capitolina.

Simbolo dell’Urbe Immortale, la sua riproduzione (sin dagli Anni ’20) all’interno dello scudo sociale del club giallorosso è pedissequamente ripresa dalla famosa statua bronzea custodita nei Musei Capitolini che rappresenta, a dimensioni pressoché reali, una lupa nel gesto d’allattare due infanti.

Il bronzo della Lupa Capitolina, la cui vera origine e datazione è controversa – di epoca etrusca, secondo alcuni; medievale, secondo altri – è la principale “icona” materiale della leggenda riguardante i due fratelli Romolo e Remo la cui vicenda avrebbe dato i natali alla città di Roma.

Attraverso una narrazione ove spesso la favola si mesce alla realtà storica e dove l’allegoria la fa da padrona, la tradizione, ricchissima al riguardo, racconta di come, nei pressi della costa tirrenica laziale, regnasse Numitore – discendente diretto di Ascanio figlio di Enea, il leggendario eroe greco sopravvissuto alla distruzione di Troia – finché suo fratello, Amulio, gl’usurpò il trono.

Quest’ultimo, temendo che sua nipote Rea Silvia (figlia del legittimo re usurpato) potesse un giorno mettere al mondo una discendenza capace di rivendicare il trono, la costrinse a diventare una “vestale”, cioè una sacerdotessa legata, pena la morte, a un voto di castità. Nonostante ciò, il dio Marte s’innamorò di lei e la prese con la forza sinché la donna partorì due gemelli, Romolo e Remo. Non appena lo zio despota venne a saperlo, ordinò ai suoi servi d’abbandonare i due infanti nelle acque del Tevere, ma i due pargoli – giacenti in una cesta (la vicenda ricorda da vicino quella di Mosè salvato dalle acque del Nilo) – trovarono scampo arenandosi in un’ansa del fiume dove senz’altro sarebbero morti di fame se una lupa scesa al corso d’acqua per abbeverarsi, richiamata dai loro lamenti e impietositasi, non li avesse allattati.

In seguito, i due fratelli, allevati da una famiglia di pastori, una volta divenuti adulti, aiutarono il loro nonno, Numitore, a reimpadronirsi del trono uccidendo l’usurpatore Amulio. Quindi chiesero al ritrovato legittimo sovrano il permesso di poter fondare una propria città nei pressi del punto in cui, anni addietro, erano stati salvati dalla lupa. Per decidere quale dei due fratelli dovesse regnare sulla nuova città – che nei secoli a venire avrebbe dominato e colonizzato l’intero Mondo Antico – s’affidarono agli auspici (ovvero divinazioni derivanti dall’osservare fenomeni naturali considerati espressione della volontà degli dei) e si posizionarono l’uno sul Colle Palatino, Romolo, l’altro sull’Aventino, Remo. Quest’ultimo avvistò 6 avvoltoi e dichiarò d’aver “vinto” in quanto aveva avuto responso per primo. Romolo invece ne avvistò 12 e dichiarò d’esser lui il vincitore in quanto il suo numero era doppio rispetto a quello del fratello.

Ne scaturì una cruenta lotta tra le due fazioni, parteggianti per i rispettivi fratelli, che portò alla morte di Remo (secondo alcune versioni della leggenda ucciso proprio dalle mani del fratello) e all’incoronazione di Romolo – nel famigerato 23 Aprile 753 a.C. – che divenne sovrano “eponimo” (cioè che diede il suo nome) alla nascitura città di Roma di cui fu il famoso primo dei Sette Re.

Una vicenda, a ben vedere, dai toni assai favolistici che trovo molto affascinante nonché interessante nell’approfondire le varie versioni della leggenda che aggiunge o toglie elementi a seconda delle narrazioni e che un po’ m’ha fatto tornare bambino, sui banchi di scuola. Una cultura “alta” e foriera di tradizioni che affondano radici negli elementi simbolici più atavici d’una comunità e che, corredandolo, nobilitano l’immenso patrimonio del nostro sport preferito e del tifo che n’è al contempo contorno ed essenza. Gli elementi più iconografici della Storia che si fondono col “pallone” e col tifo… e c’è chi ancora pensa che il Calcio sia soltanto un intrattenimento o un gioco…  

Ultras Lazio: Disegno dedicato al tifo per la SS Lazio che vede al centro della scena l’aquila stilizzata concepita e disegnata dal compianto artista Cesare Benincasa di cui abbiamo ampiamente parlato in una vecchia puntata di One Step Beyond (#52).

Che sia quella stilizzata di cui sopra o quella più recente degli stemmi del club biancazzurro che hanno imperversato dalla fine degli Anni ’80 in poi, l’aquila è l’animale dietro cui universalmente si riconosce il popolo sportivo laziale.

Come visto per il precedente disegno dedicato all’AS Roma che vede l’utilizzo della Lupa Capitolina, è bene sapere che, al pari della scultura bronzea raffigurante i pargoli Romolo e Remo allattati dalla lupa, anche l’aquila è un simbolo prettamente romano che ha medesima valenza e dignità di rappresentare la gloria e la millenaria storia di Roma.

Simbolo dell’Imperatore (cui veniva conferito il titolo di Cesare) e del potere militare romano che aveva assoggettato buona parte del mondo allora conosciuto, l’aquila imperiale assumeva le sembianze d’un manufatto – d’oro e argento o totalmente d’oro – consistente in un lungo bastone finemente decorato e fregiato che riproduceva sulla sommità il fiero volatile.

Quest’effige – orgogliosamente portata da un soldato addetto unicamente a questo compito, l’aquilifero – era in dotazione a ogni legione dell’esercito romano. La legione era l’unità di base dell’antiche armate di Roma ed era composta da 3.000 fanti e 300 cavalieri. Pare che l’utilizzo del bastone riproducente il nobile pennuto fosse stato voluto dal celebre militare e 7 volte console Gaio Mario.

La presenza dell’aquila imperiale sui campi di battaglia non era un fatto esclusivamente ornamentale o simbolico e la suddetta effige andava difesa a qualsiasi costo, anche a prezzo della vita. Il suo furto o la distruzione determinavano, al pari della perdita delle più moderne bandiere di guerra, l’automatico scioglimento della legione stessa.

Era insomma un “oggetto” dal profondissimo significato e valore concettuale, un po’ quello che rappresentano oggi, in ambito Ultras, striscioni e drappi identificativi dei vari gruppi, il cui furto da parte nemica equivale all’evento più grave, la peggiore vergogna, che dovrebbe determinare – anche se purtroppo, per motivi di convenienza, spesso così non avviene – lo scioglimento del gruppo in questione, stando a quel famoso codice non scritto che dovrebbe stare alla base della cosiddetta mentalità Ultras.

Treviso Army: Treviso è una piazza sportiva conosciuta principalmente per il basket e il rugby, con la mitica Benetton Pallacanestro capace di competere coi principali club cestistici d’Italia ed Europa e aggiudicarsi 5 Scudetti e 8 Coppe Italia e col Rugby Treviso (pure diventato di proprietà della famiglia Benetton) che vanta 15 titoli nazionali e 5 Coppe Italia.

Anche il Calcio, nella bella città veneta, ha sempre goduto di buona tradizione pur non potendo competere con la palla a spicchi e quella ovale. Il Treviso Calcio può vantare, nel proprio palmarès, la partecipazione a 48 campionati di Serie C (tra vecchia Serie C unica, vecchie C1 e C2 e Lega Pro Prima e Seconda Divisione), ben 16 di Serie B e anche un campionato di Serie A nella stagione 2005-2006.

Oggi il sodalizio biancoceleste disputa campionati regionali che rappresentano l’ennesima vergogna per un club dagli illustri trascorsi che ha pagato – come e più d’altri – le sconcezze del cosiddetto Calcio moderno, vivendo sulla propria pelle lo scotto di due fallimenti e altrettante mancate iscrizioni ai campionati di spettanza. Il discorso fatto nella puntata precedente (One Step Beyond #65) a proposito della tifoseria del Brindisi cui, affermai, andrebbe appuntata sul petto un’ideale medaglia al valore per quanto sopportato negli ultimi decenni, può tranquillamente essere esteso alla piazza calcistica di Treviso.  

Comunque, ciò che maggiormente mi torna in mente, parlando del Calcio trevigiano, sono i suoi Ultras. Mi ricordo, intorno alla metà degli Anni ’90 – allorquando il club veneto fu protagonista d’una clamorosa scalata dalla Serie D alla B frutto di tre promozioni consecutive – la tifoseria biancoceleste cominciò a mettersi in mostra e far parlare di sé.

Erano gli anni in cui stava esplodendo in tutt’Italia il fenomeno del cosiddetto tifo all’inglese (innescato dalla Curva Sud Verona del post-scioglimento Brigate) e, a livello provinciale, a mio avviso i trevigiani ne furono i migliori interpreti. Via gli striscioni e i tamburi, in Curva soltanto drappi, due aste, voce e sincronizzati battimani, gli Ultras del Treviso trasformarono il Tenni in uno stadio d’Oltremanica.

Vi confesso che m’innamorai perdutamente di questa tifoseria (venivo da lunghi anni in cui ero stato lontano dal Calcio e dal tifo) e consumavo avidamente, con gli occhi, immagini e foto che li riguardavano (la rivoluzione “internettiana” ancora non esisteva e Supertifo era la “bibbia” di tutti i ragazzi di stadio dell’epoca).

In particolar modo, tra le altre sigle che popolavano la Curva Sud Fabio Di Maio del rinnovato Tenni, mi colpirono molto i Blu Army, che esponevano – a parte il piccolo striscione/drappo con sfondo blu scuro – vessilli con la Croce di Sant’Andrea, cioè la bandiera scozzese, per un omaggio evidente a quel modo ti tifare e dove anche il loro nome era un tributo alla leggendaria Tartan Army che segue le sorti della Nazionale dei blu di Scozia.

Questi ragazzi, insieme agli altri gruppi, tra cui ricordo gli UTV 1989, catapultati dalle serie minori fino ai luminosi palcoscenici della cadetteria, si resero protagonisti di un tifo accattivante e sbarazzino, di totale matrice britannica – i più maligni li etichettarono soltanto come un’imitazione, in scala ridotta, dei veronesi – e ciò che più risaltò di loro, oltre a un’impostazione di tifo in totale discontinuità col cosiddetto modello italiano, furono le loro azioni.

In trasferta, soprattutto per quelle al Sud Italia, si muovevano in pochi (per una città, Treviso, tradizionalmente fredda e borghese), magari un solo pullman, ma erano davvero di una spavalderia che sfiorava l’assurdo. Straordinarie alcune loro performance sui campi caldi del Meridione (per un rivalità Nord-Sud che nel Calcio non ha mai conosciuto flessioni) dove trovavano spesso un’accoglienza che rasentava l’odio e dove cercavano e sovente trovavano lo scontro, nonostante il loro esiguo numero.

Una sorta di 300 spartani che tenevano testa a numeri ben superiori, gli Ultras di Treviso seppero farsi un nome e per la loro intransigenza e le loro posizioni radicali, ben presto entrarono in conflitto anche con la società calcistica biancazzurra. Tacciati di xenofobia e razzismo, si resero protagonisti di atti politicamente scorrettissimi (tipo l’abbandonare lo stadio per la presenza, tra le fila del proprio club, di giocatori di colore) che li portarono a un letale braccio di ferro contro stampa, TV e istituzioni, pagandone in seguito un pesante tributo in termini di arresti, diffide e atti repressivi che in pratica ne falcidiarono e decimarono lo zoccolo duro. Aggiungeteci poi un Treviso che scivolava sempre più lontano dal Grande Calcio… in pratica gli anni ruggenti furono alle spalle. Oggi i fasti di quei meravigliosi campionati di Serie B sono lontani, però le nuove generazioni che seguono le sorti del club veneto, unitamente ai superstiti della vecchia guardia, riescono comunque a portare avanti il discorso Ultras anche in un campionato di Promozione che davvero è poca cosa e troppo stretto per dei ragazzi eredi di una fans-crew che, a mio modesto parere, per una decina d’anni (a cavallo tra i ’90 e i 2000) è stata – sempre facendo le debite proporzioni e tenuto conto del bacino d’utenza, della categoria e del contesto in cui si muovevano – una delle migliori d’Italia.

Luca “Baffo” Gigli.

LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;
One Step Beyond #40: Spezia, Livorno, Chieti, Lazio, Avellino, Inter;
One Step Beyond #41: Teramo, Giulianova, Monza, Roma, Potenza, Napoli;
One Step Beyond #42: Lazio, Taranto, Bologna, Terracina, Monopoli;
One Step Beyond #43: Bari, Roma, Ascoli, Reggina, Trani;
One Step Beyond #44: Arezzo, Milan, Manfredonia, Campobasso;
One Step Beyond #45: Latina, Casarano, Frosinone, Isernia, Spal;
One Step Beyond #46: Sciacca, Ideale Bari, Torre del Greco, Brescia, Inter;
One Step Beyond #47: Lecce, Messina, Cosenza, Casertana, Napoli, Genoa;
One Step Beyond #48: Taranto, Lazio, Bari, Isernia, Pescara, Roma;
One Step Beyond #49: Milan, Sciacca, Napoli, Triestina, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #50: Napoli, Fiorentina, Pescara, Salernitana, Torino, VeneziaMestre;
One Step Beyond #51: Crotone, Trapani, Vicenza, Catania, Palermo, Inter;
One Step Beyond #52: Lazio, Roma, Alessandria, Cavese, Verona;
One Step Beyond #53: Salernitana, Lazio, Genoa, Spezia, Napoli, Empoli;
One Step Beyond #54: Atalanta, Roma, Taranto, Torino, Nocerina, Trani;
One Step Beyond #55: Andria, Paganese, Barletta, Avezzano, Catanzaro, Marsiglia;
One Step Beyond #56: Juve Stabia, Napoli, Avellino, Roma, Catania, Lazio;
One Step Beyond #57: Verona, Milan, Matera, Fiorentina, Siracusa, Isernia;
One Step Beyond #58: Ternana, Fiorentina, Pistoiese, Bari, Taranto;
One Step Beyond #59: Cavese, Pescara, Palermo, Arezzo, Campobasso;
One Step Beyond #60: Torino, Modena, Napoli, Atalanta. Brescia;
One Step Beyond #61: Genoa, Sampdoria, Crotone, Fiorentina, Cosenza;
One Step Beyond #62: Como, Ragusa, VeneziaMestre, Lucchese, Isernia, Varese;
One Step Beyond #63: Taranto, Terracina, Verona, Manfredonia, Roma, Matera;
One Step Beyond #64: Bari, Foggia, Spezia, Atalanta, Castel di Sangro, Perugia;
One Step Beyond #65: Sciacca, Isernia, Triestina, Brindisi, Campobasso, Akragas;