One Step Beyond #102: Latina, Torino, Udinese, VeneziaMestre, Piacenza, Sora

Latina Calcio: Il club nerazzurro, ripartito dalla quarta serie nell’immediato post-fallimento dopo le quattro stagioni in cadetteria, milita attualmente nel raggruppamento più meridionale della Serie C, quello annoverante alcune tra le migliori piazze ultras italiane.

Un pubblico, quello del capoluogo pontino, che – se rapportato alla grandezza della città – non ha mai particolarmente brillato sotto il profilo prettamente numerico e che proprio nel momento migliore ha subìto la mazzata del fallimento, cosa che ovviamente e fisiologicamente ha allontanato tanti occasionali e gente (presente a tutte le latitudini) che tiene più alla categoria che alla squadra.

Così non è stato per gli ultras che, imperterriti, hanno portato avanti un discorso che affonda le radici negli Anni ’70 e che ha reso la Nord latinense, identitaria e fortemente nazionalista, una delle side più peculiari del nostro tifo che, seppur a ranghi ridotti e non potendo contare su numeri eccelsi soprattutto in trasferta, sa sempre farsi rispettare, forte d’una “prima linea” molto tosta e agguerrita.

Venendo alla grafica: ho voluto reinterpretare totalmente la casacca del Latina Calcio, dando centralità al celebre leone alato, simbolo della città e mutuato dalla Serenissima Repubblica Veneta, ex territorio da cui provenivano molti contadini e lavoratori ai tempi della fondazione del capoluogo laziale nei giorni della “bonifica” voluta dal regime fascista.

Doppia variante per questa “maglia”: una che conserva un rimando alla classica casacca “strisciata”, l’altra più sbarazzina. L’azzurro utilizzato per realizzare questo disegno è molto particolare in quanto capace di apparire diverso (più acceso o più tenue) a seconda delle ore del girono e della luce, regalando sensazioni diverse; provare per credere.

Torino FC: Rivisitazione ex novo della maglia sociale del Torino, uno dei club italiani con più storia e tradizione, fatalmente legato al ricordo e mito della tragedia di Superga, allo stadio Filadelfia e all’epopea del cosiddetto Grande Torino.

Il toro che campeggia sul “petto” di questa grafica è un’immagine molto suggestiva, scelta e lavorata tra centinaia d’altre. Personalmente mi piace molto, soprattutto la posizione della testa, girata rispetto al corpo. Ricorda da vicino un toro da corrida, nell’atto di caricare dopo averlo fatto una prima volta mancando il bersaglio.

Completano il quadro: un logotipo semplice recante il nome completo del club, lo sponsor tecnico e nell’interno-collo il logo della Serie A in una delle versioni precedenti (quello attualmente in uso, una semplice lettera “A” tridimensionale, mi piace meno).

Udinese Calcio: Quella friulana, situata all’estremo nordest peninsulare, è una delle piazze storiche del nostro football; non a caso la data di fondazione dell’Udinese è tra le più remote del Calcio italiano: 1896.

Un pubblico, quello del rinnovato stadio Friuli, che nel corso degli anni ha vissuto alterne fortune ma ha conservato una ferrea fedeltà alla propria maglia, nonostante ai fasti dell’epoca di Zico siano seguiti anni più complicati, così come l’epopea dei Pozzo arrivata a un rigore dalla fase a gironi di Champions abbia conosciuto anche tanti anni di mediocrità. L’augurio è che come ogni ciclo possa tornare presto per loro il momento di esaltarsi ed esultare.

Nella grafica proposta: ho voluto immaginare una casacca di gioco che da un lato riprende quella attuale, dall’altro rimanda a una delle mitiche divise sociali Anni ’80, ai tempi del già citato brasiliano Arthur Antunes Coimbra – meglio conosciuto come Zico – uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi che, scegliendo di militare nelle fila bianconere, contribuì a portare quasi 27.000 abbonati… che per una città intorno ai 100.000 abitanti e capoluogo d’una piccola provincia sono tutto dire.

VeneziaMestre 1987: Grafica ispirata al club arancioneroverde nato dalla controversa fusione avvenuta nell’’87 tra i sodalizi calcistici di Venezia e Mestre e voluta dall’allora presidente Zamparini.

Ho immaginato una sorta di gagliardetto al cui interno, oltre al nome delle due città – la cui dicitura completa è conditio sine qua non d’ogni ultras unionista – è centrale la figura del leone alato, qui in una posa insolita che ben s’adatta all’economia generale del disegno.

Il cosiddetto Leone di San Marco (o Leone Marciano) è da sempre il simbolo della Città dei Dogi e campeggia su tantissimi gonfaloni, bandiere e monumenti del Veneto e comunque in molte delle città e terre che furono assoggettate alla Serenissima Repubblica Veneta.

Tale effige, raffigurata in diverse varianti, secondo un’antichissima tradizione simboleggia l’angelo (da qui le ali) inviato da Dio che sarebbe apparso – proprio in forma di leone alato – all’evangelista Marco, naufrago in Laguna, che avrebbe salutato con la celebre frase riportata nel libro che nell’iconografia comune la fiera ha tra le zampe e reca la frase latina Pax tibi Marce, evangelista Meus (Pace a te Marco, Mio evangelista).

Piacenza Calcio: Club storico della provincia italiana, attualmente il Piacenza milita nel campionato di Serie D in un girone, il B, molto combattuto che vede i biancorossi emiliani contendersi la vittoria del torneo con altre squadre.

Onestamente la quarta serie è una categoria eccessivamente mortificante per la tradizione calcistica della città che vanta, oltre a tantissima Serie C, 18 partecipazioni in B e 8 in massima serie. Ricordo ancora con nostalgia gli anni d’oro del Piacenza che se la giocava con le grandi del nostro football potendo contare su una rosa che faceva simpatia a tutti annoverando nelle proprie fila esclusivamente calciatori italiani.

Nella grafica proposta: ho dato centralità, in una variante ululante, al simbolo del club: il lupo. Presente nel bellissimo stemma sociale voluto dal presidente Leonardo Garilli (cui è intitolato lo stadio), sotto la cui guida (dall’83 al ’96) si vissero alcune tra le migliori stagioni pedatorie nel popoloso centro padano.

Lupo, anzi lupa, che riprende quella presente nello stemma araldico comunale e che rimanda al tempo in cui l’antichissima città (fondata nel 218 a.C.) assurse al grado di civitas romana e a testimonianza di ciò ebbe in dono, da Roma, la facoltà d’effigiarsi del mammifero richiamante l’universale e più nota lupa capitolina.

Sora 1907 Army: Per omaggiare una delle piazze storiche del Calcio e del tifo laziale ho realizzato una grafica che preme sull’acceleratore del lato più “dark” e di lotta dell’iconografia ultras: un incappucciato dal volto celato, reggente la propria insegna e disposto a proteggerla a qualsiasi costo.

La tifoserie sorana m’è sempre piaciuta sin dai tempi degl’indimenticati Skizzati che per anni furono gruppo guida della Curva bianconera, punto di riferimento per centinaia di ragazzi nella cittadina volsca.

Passando per mille peripezie che hanno visto il Sora Calcio sparire dai radar delle principali categorie calcistiche nazionali – un club che vanta 17 partecipazioni a campionati di terza serie, tra vecchia Serie C, C1 e C2 – attualmente il sodalizio della Valle del Liri, dopo aver stravinto a suon di record il precedente torneo d’Eccellenza laziale, milita nel girone F della Serie D, raggruppamento che annovera piazze e tifoserie storiche del nostro football provinciale: San Benedetto del Tronto, Campobasso, Chieti, L’Aquila, Avezzano, Senigallia e Fano.

Ebbene Sora, anche e soprattutto considerate le modeste dimensioni del comune, non ha sfigurato difronte a nessuno, mettendo sul campo, soprattutto tra le mura amiche e nei match clou, grossi numeri da categoria superiore.

Ricordo ancora le immagini della sfida contro la Sambenedettese, disputata in apertura di torneo, quando lo stadio Tomei fece registrare presenze importanti se rapportate alla modestia del proscenio e dove i protagonisti indiscussi furono gli spalti, con una Nord in grande spolvero che resse benissimo il confronto coi più scafati dirimpettai; e che nel prosieguo del campionato ha continuato a sfornare prove maiuscole di colore, calore e attaccamento.

Una città, Sora, ove il fenomeno ultras è ben radicato, divenuto ormai parte integrante del costume locale. Molto del merito va senz’altro ascritto ai “nuovi” gruppi e sigle che popolano la side bianconera dall’accattivante attitudine casual. Ragazzi di grande mentalità, con una visone del movimento a 360°, che curano ogni aspetto della propria militanza; il materiale da stadio dei sorani, pur nella semplice linearità, è indubbiamente uno dei più affascinanti e “stilosi” dell’intero centrosud.

Una curiosità inerente lo stemma sociale: considero quello del Sora 1907 uno dei più belli del Calcio italiano; reca seco, perfettamente amalgamati, elementi tipici del cosiddetto casual style (alloro, nastro, pallone retrò) tanto da sembrare disegnato non da un grafico qualsiasi ma da un ultras.

Luca “Baffo” Gigli

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